• Il progetto

     
    Il tatuaggio di stoffa è l’incontro immaginario tra il mondo delle T-shirt e quello dei tatuaggi.
    Due realtà in apparenza lontane ma vicine nella loro comune condizione di essere indossate, nel loro inevitabile rapporto con il corpo e dalla loro forza comunicativa ed espressiva.
     
    All’inizio, Il tatuaggio di stoffa più che un titolo sembrava una dichiarazione di curiosità. La curiosità di capire e spiegare un fenomeno da un punto di vista nuovo, orientato prima al contesto e poi al prodotto.
     
    Il progetto, nato come lavoro di tesi teorica nel corso dell’Anno Accademico 1995-96 all’interno del Dipartimento di Grafica e Comunicazione visiva dell’IED di Roma, aveva come obiettivo iniziale quello di illustrare una diversa identità dell’oggetto T-shirt, alternativa a quella scontata di indumento e raccontare, quindi, il perché non lo si potesse considerare soltanto un semplice supporto di scritte e disegni. L’obiettivo fu certamente stimolato dalle numerose magliette che in quegli anni si potevano trovare in libreria e dalla grande risposta commerciale che questo fenomeno più “editoriale” che di moda, stava riscontrando.
     
    Partendo dalla metafora del tatuaggio, insieme ad una doverosa ricerca di carattere storico, ha preso sempre più forma un’indagine antropologica che vedeva nella maglietta una risposta naturale all’incontro e al confronto tra dinamiche storiche, sociali e culturali. Un’indagine utile a decodificare usi e costumi che per più di un secolo avevano determinato la nascita e la diffusione delle t-shirt.
     
    Progetto parallelo, la pubblicazione del blog, avvenuta subito dopo quella del libro. Parallelo perché è stato sin dall’inizio uno strumento di apertura al presente, attuale e vivo, grazie al confronto con i tanti appassionati di t-shirt, on-line e off-line. Poi sono venuti questa pagina Facebook, la rassegna stampa su Scoop.it e infine il profilo Instagram. Luoghi e linguaggi diversi per conoscere il lato nascosto delle magliette.

    E questo è ancora il blog che vorrei.

     

    N.B.
    I contenuti pubblicati in questo blog sono stati scelti liberamente dall’autore e a discrezione dello stesso. Il riferimento a persone e a marchi commerciali, ove presenti, non ha comportato alcun compenso né economico né di altro genere.

     

    Foto in alto: Tatuaggio giapponese (artista sconosciuto – tratto da “Tattoos” di Henk Schiffmacher, Köln, Taschen, 2001)