• La sfrontatezza di Carola Rackete secondo Libero

    by  • 21 Luglio 2019 • Provocazione e Protesta, Società e costume • 0 Comments

    Si può ritenere offensivo, al giorno d’oggi, non indossare un reggiseno e intravedere seno e capezzoli tra le pieghe di una maglietta? O a colpire, forse, è la dichiarazione naturale di un’identità femminile? Carola Rackete e Jane Fonda: due storie di donne e attivismo a cinquant’anni di distanza.

    Due immagini che messe una accanto all’altra hanno la forza unica e travolgente di un viaggio nel tempo. Quasi l’inizio e la fine di un discorso e la prova che la storia, in fondo, è anche una successione di eventi che si ripetono e che andrebbero studiati. A volte è meglio che non si ripetano, ma in questo caso le due foto diventano una forma di resistenza e insistenza per tutte le donne, a favore di una società più giusta e sana.

    Esattamente sei anni fa, il 21 luglio 2013, scrissi su questo blog il post Una donna in maglietta contro la guerra in Vietnam, in cui parlavo della fotografia che ritraeva l’attrice Jane Fonda che indossava una t-shirt senza reggiseno durante una manifestazione nel 1970. Due anni più tardi quella foto divenne l’immagine di copertina di Paris Match del 25 marzo 1972, in riferimento a un titolo che si interrogava sul motivo per cui una donna e attrice di successo dovesse partecipare attivamente a una manifestazione del genere.


    In alto: Copertina di Paris Match del 25 marzo 1972, Collezione di Patrick Peccatte. (Fonte: voicesofeastanglia.com)

    Oggi, invece, scrivo di Carola Rackete, la comandante della nave Sea-Watch 3, indagata per aver soccorso un gruppo di migranti in mare e di essere entrata senza permesso in acque italiane dopo due settimane di attesa con quarantadue di essi a bordo. Il 18 luglio, la comandante è stata ascoltata dalla procura di Agrigento in merito a quanto accaduto e subito dopo ha potuto rilasciare una dichiarazione ufficiale davanti a giornalisti, macchine fotografiche e telecamere.

    Fin qui la semplice cronaca, se non fosse che il giorno dopo, tra le centinata di articoli, pro o contro, interessati alla vicenda politica, sociale ed etica, il quotidiano Libero ha “affrontato” la questione dal punto di vista dell’educazione, attaccando la comandante per non aver indossato il reggiseno sotto la sua maglia durante l’interrogatorio e, dunque, per aver mancato di rispetto alla procura italiana.


    In alto: (Fonte: liberoquotidiano.it)

    Punti di vista, certamente, ma fa pensare che dopo mezzo secolo abbia ancora così tanta forza, in particolare a livello mediatico, l’immagine di una donna con una maglietta attillata e senza reggiseno o, meglio ancora, la possibilità di intravedere due capezzoli femminili.
    Nel 1972, la copertina di Paris Match ha probabilmente usato la scelta di abbigliamento di Jane Fonda per rafforzare, in modo implicito, il suo attivismo politico e il suo pensiero; nel 2019, Libero usa una scelta simile per attaccare e sminuire non solo l’attività e il pensiero ma anche la persona stessa di Carola Rackete.
    Così, quello che per un neonato è uno strumento di nutrimento e di vita, per alcuni adulti è ancora qualcosa di offensivo e da nascondere.

     

    Altre info:
    Libero e il titolo shock contro Carola Rackete: “Non indossava il reggiseno” di Niccolò Di Francesco, su tpi.it
    Sea Watch, Carola Rackete senza reggiseno in Procura: sfrontatezza senza limiti, il dettaglio sfuggito a molti, su libero.it
    Una donna in maglietta contro la guerra in Vietnam, su iltatuaggiodistoffa.net
    Fenomenologia del capezzolo immaginato, su iltatuaggiodistoffa.net

     

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