Magliette vietate a Teheran
by Claudio Spuri • 11 Gennaio 2009 • Provocazione e Protesta, Religione, Società e costume • 7 Comments
Così titolava Repubblica pochi giorni fa, parlando del negozio del Gruppo Benetton dato alle fiamme nella capitale iraniana.
In queste settimane di forti tensioni ideologiche e religiose, molte realtà, apparentemente ordinarie, rischiano di diventare motivo di contestazione.
Succede così che una guerra infinita come quella tra Palestina ed Israele, parte di un conflitto ancora più grande, arrivi a toccare direttamente un marchio commerciale. Succede così che quello che per noi è considerato un normale negozio di abbigliamento per altri possa trasformarsi in un pericoloso nemico da cui difendersi.
Il negozio di abbigliamento preso di mira diventa colpevole di diffondere all’interno di un paese islamico, usi e costumi occidentali. Diventa simbolo di destabilizzazione, proponendo un differente modo di vestire e con questo una differente visione del rapporto con il proprio corpo.
Credo che la t-shirt ma anche i jeans e la moda giovanile in genere, torni a rappresentare, come già avvenne in tempi non troppo lontani, una reale possibilità di mostrare e affermare una nuova identità.
E per questo fa paura.
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