Strade senza uscita scritte a mano a Ventimiglia
by Claudio Spuri • 23 Giugno 2015 • Provocazione e Protesta, Società e costume, Solidarietà e sensibilizzazione • 1 Comment
Messaggi e richieste di aiuto dal mare, nell’immaginario comune, hanno la forma di un pezzo di carta chiuso in una bottiglia di vetro e affidato alla volontà delle onde. Poi ci sono le eccezioni, come questa, dove le magliette prendono il posto della carta e la bottiglia ha la forma viva di esseri umani, anch’essi in movimento e affidati alla clemenza delle acque e di altri esseri umani.

In alto: © EPA/AP (Fonte: www.express.co.uk)
Così le magliette tornano al loro ruolo di media e di strumento di comunicazione, capace come pochi altri di raccontare il quotidiano con un tale linguaggio originale e alternativo.
Rientrano in questo ruolo e lo fanno in modo dirompente, vero e sincero a tal punto da sembrare ordinario, vista la presenza sempre crescente di t-shirt piene di scritte e messaggi, stampati o scritti a mano.
Non credo ci sia bisogno di fare esempi ma se proprio dovessi farne qualcuno sceglierei questi due, diversi e rappresentativi abbastanza per descrivere questa tendenza: gli slogan giganti firmati da Katharine Hamnett a partire dagli anni Ottanta (guardate qui, ma ne parlo un po’ anche qui); la maglietta provocazione di Nicole Minetti (qui quella vera e qui alcune divertenti varianti).

In alto: © ANSA/Luca Zennato (Fonte: www.ilpost.it)

In alto: © REUTERS/Eric Gaillard (Fonte: in.finance.yahoo.com)
Dunque anche queste, seppur di natura diversa, a prima vista potrebbero somigliare a tante altre magliette già viste, ma solo se le osserviamo da un punto di vista esteriore.
Ciò che invece, a uno sguardo appena più attento, le rende veramente uniche è infatti il loro forte contenuto di senso acquisito in base al contesto in cui si trovano, alle persone che le indossano e, non ultimo, agli articoli dentro i quali le vediamo.
Le fotografie sono state scattate pochi giorni fa, domenica 14 giugno, sulla scogliera di Ponte San Ludovico a Ventimiglia in occasione dell’arrivo di un gruppo di migranti in attesa di oltrepassare il confine con la Francia. Il fatto è che la Francia non li ha fatti entrare e quindi i migranti, che non hanno voluto rinunciare alla loro sogno, hanno deciso di attendere e di dormire all’aperto direttamente sugli scogli. Alla notizia della chiusura della frontiera qualcuno ha pensato di scrivere su due magliette bianche le scritte “Help” e “Pelease Open The Way” con la speranza, forse, che la loro voce potesse essere letta, percepita e diffusa più efficacemente su un piano visivo oltreché raccontata soltanto da terzi.
Il tono è educato, la forma delle lettere è libera e a suo modo aggraziata, in particolare nella seconda scritta, e l’errore di scrittura sembra quasi svelare un giustificato stato di stanchezza e fragilità.

In alto: © ANSA/Luca Zennato (Fonte: www.ilpost.it)

In alto: © REUTERS/Eric Gaillard (Fonte: news.yahoo.com)
Ecco, in uno scenario del genere, il significato di queste magliette acquista un valore nuovo, personale e duplice. E quella che potrebbe sembrare soltanto una originale richiesta alle autorità francesi diventa, allo stesso tempo, grazie all’apporto delle fotografie, denuncia e testimonianza di quanto accaduto e soprattutto un invito, rivolto al mondo intero, a non dimenticarsi di loro.
Oggi intanto a Ventimiglia, dopo più di una settimana, la situazione non sembra ancora sistemata. Le “bottiglie” provenienti da un mare lontano hanno raggiunto terra e di miglia, ironia della sorte, ne hanno fatte e ne vorrebbero fare molte di più. Ora tocca ad altri rispondere e vediamo se prima o poi qualcuno leggerà davvero il loro messaggio.
Per approfondire:
I migranti ancora bloccati in Italia su ilpost.it
Renzi warns EU on refugees, di Reuters su timesofmalta.com
Imam, sbirri e fascisti: una giornata di ordinaria follia a Ventimiglia, di Francesco Floris su ilduemila.com
Pingback: “Help” così vicini così lontani | T-shirt. Il tatuaggio di stoffaT-shirt. Il tatuaggio di stoffa