Espressione e partecipazione in una “Tee”
by Claudio Spuri • 11 Marzo 2014 • Arte, Design e Comunicazione, Interviste, Marchi e Produzione, Moda • 4 Comments
Di professione Fashion Designer, Francesca Mitolo ci racconta il progetto Teeshare dove la passione per l’arte, l’artigianato e la moda si trasformano in bellissime magliette a tiratura limitata. Un laboratorio creativo reso possibile dalla condivisione di competenze specifiche, in cui la t-shirt sembra davvero il punto di raccordo di una grande avventura.

In alto: Due modelli dalla collezione “Pump TheWhale”. Foto di Silvia Pastore

In alto: Foto di Silvia Pastore
Ciao Francesca, sono molto contento di ospitare il progetto Teeshare su questo blog. Ma partiamo da te. Quando e da dove nasce la tua passione per le magliette?
Ciao Claudio, conosco il tuo libro Il tatuaggio di stoffa, ed è per me un vero piacere essere ospitata con Teeshare all’interno del tuo blog. La mia passione per le magliette credo abbia inizio negli anni 80, sono sempre state il regalo più gradito in tutte le occasioni, dal compleanno al Natale: grandi, colorate, con le spalline, con le scritte, lunghe che diventano vestito, il ricordo di un concerto, di un amore o di un viaggio. In passato ho lavorato per uno studio che tra le altre cose aveva un suo marchio di t-shirt. Collaborare nello sviluppo di quella collezione era per me il lavoro più bello e appagante tra tutti.
Sei una Fashion Designer e so che hai avuto modo di confrontarti con culture e ambienti professionali non solo italiani. Secondo la tua esperienza quali sono i motivi alle base del continuo successo delle t-shirt?
La t-shirt è un capo di abbigliamento versatile facile da abbinare in base al proprio stile ed inoltre una maglietta risulta pratica e comoda. Le persone se decidono di indossare un colore o una fantasia, optano sicuramente per una maglia anziché un pantalone o un capospalla. Inoltre La t-shirt ben si presta alle più svariate personalizzazioni. Se ci pensiamo bene è l’unico capo a cui deleghiamo messaggi, slogan e spesso fungono anche da bandiera. Anche l’intramontabile bianca (la mia preferita!) può diventare protagonista nella sua semplicità.

In alto: Foto di Silvia Pastore
Teeshare si presenta come una realtà trasversale e collaborativa, ma soprattutto orientata al dettaglio artistico e quindi alla volontà di trattare la singola maglietta come fosse un pezzo unico. Mi sembra una scelta forte, che personalmente ammiro e condivido in pieno, ma anche rischiosa. Per quale motivo hai scelto una produzione così fortemente artigianale e di nicchia?
Molti capi nascono dalla collaborazione con artisti ed ospiti speciali i quali vengono invitati a creare opere inedite su un supporto insolito. In questo modo il loro messaggio può camminare insieme alla persona che indossa la t-shirt.
La scelta artigianale è nata dall’esigenza di valorizzare l’opera, di creare maglie fatte in Italia, con un occhio di riguardo ed estrema cura nei dettagli. Non volevamo un prodotto fatto in serie di bassa qualità. Le maglie hanno modelli esclusivi, sono confezionate con tessuto italiano, in laboratori in Italia e lavorate per mano di artigiani.
È vero, è una scelta rischiosa, molti mi dicono ” Teeshare è troppo cara “. Lo è se paragonata a prodotti realizzati in Cina o in India, in serie e con tessuti scadenti. Le maglie ricamate a mano o quelle dipinte hanno un processo lungo di lavorazione. Quelle in collaborazione con gli artisti sono delle vere e proprie opere numerate il senso del “troppo caro” è relativo. Le persone devo dire, fortunatamente, sono sempre più informate sui processi produttivi di massa e un certo tipo di pubblico è sempre più attento e ricerca prodotti come Teeshare.

In alto: Un modello dalla collezione “Ailadi”. Foto di Silvia Pastore

In alto: Un modello dalla collezione “Julia Kent”. Foto di Silvia Pastore
Teeshare è anche un’iniziativa sociale. Puoi dirci qualcosa a riguardo e, in particolare, su come un’attività creativa e imprenditoriale può essere allo stesso tempo sociale?
Per la confezione Teeshare sceglie di lavorare con laboratori italiani etici sociali come per esempio la sartoria il gelso cooperativa sociale di inserimento lavorativo nel mondo tessile e moda. Ho cercato di coinvolgere piccole realtà, artigiani e amici freelance. Strada facendo ho conosciuto anche nuove realtà e professionisti molto competenti, poco a poco le collaborazioni crescono, vorrei che ognuno potesse attingere da questo progetto, i nomi e laboratori con cui collaboro sono tutti presenti sul sito internet. Inoltre per ogni Teeshare venduta facciamo una donazione all’ADMO (associazione donatori midollo osseo).
Una t-shirt è fatta per chi la indossa o per chi la guarda?
Il modo in cui vestiamo comunica noi stessi agli altri.

In alto: Foto di Silvia Pastore
Dal punto di vista sia del processo produttivo sia di quello creativo, cosa vuol dire lavorare in modo così forte insieme a designers, artisti e artigiani?
Volevo dare personalità al progetto, per valorizzare le opere e avere la possibilità, per indole personale, di coinvolgere più realtà anche molto diverse tra loro. Teeshare, tee share letteralmente maglia condivisa vuole essere proprio questo.
È tutto amplificato! Tante idee, tante mani, più menti, fornitori diversi, intoppi, ritardi e cambi di percorso, trovo interessanti e di crescita anche le collaborazioni che non vanno a buon fine. È questione di coordinazione su vari fronti, sia dal lato produttivo che artistico ma anche di comunicazione su tutti i canali che abbiamo.
Di fatto siamo una start-up e siamo in fase di crescita e miglioramento costante.
E per finire, una domanda difficile. Qual è la tua maglietta nel cassetto?
Sì difficilissimo, sono troppe! Dunque.. una t-shirt in collaborazione con un regista famoso come Michel Gondry o Robert Rodriguez? Mi piace sperimentare, sarebbe bello pensare a qualcosa che possa interagire con la maglia stessa. La cosa importante è non dare limiti all’immaginazione.
Grazie Francesca per la disponibilità e in bocca al lupo per le prossime collaborazioni.
Link utili:
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