Una maglietta chiamata stivale
by Claudio Spuri • 1 Marzo 2016 • Interviste, Marchi e Produzione • 2 Comments
Ohmyboot Clothing di Gianluca Azzena. Composizioni di scritte, colori e personaggi strani disegnate a mano e poi vettorializzate L’idea nasce su un pezzo di carta e poi, dopo tanto lavoro, finisce stampata, con cura, sul cotone di una t-shirt. Ognuna di esse porta con sé una storia italiana, unica e piena di particolari da indossare.
Ciao Gianluca, benvenuto sul Tatuaggio di Stoffa. La prima domanda è questa: cosa c’entrano gli stivali con le tue magliette?
Ciao Claudio e grazie per l’invito. Gli stivali o più precisamente “lo stivale” è l’immagine con la quale viene definito il nostro paese. Ohmyboot, il nome del marchio, significa “oh mio stivale” e in questo caso lo stivale è l’Italia. Da qui nasce più o meno l’idea. Avevo voglia di celebrare l’Italia in quanto paese di artisti, che poi è uno dei motivi per il quale siamo conosciuti in tutto il mondo. Ho poi deciso che il progetto avrebbe sposato un concetto di Made in Italy totale, infatti tutte le t-shirt sono realizzate e stampate interamente in Italia e allo stesso modo tutte le grafiche si ispirano a personaggi e/o a opere Italiane, che hanno lasciato un segno a livello internazionale. Ci sono Dante, Pirandello, Nuvolari e tanto altro. Diciamo che le fonti di ispirazione non mancano. Ogni t-shirt racconta una storia tutta Italiana.
Perché Pinocchio indossa una t-shirt con su scritto “I hate Stromboli”?
Come tutti sanno, a Pinocchio Mangiafuoco non era molto simpatico. Stromboli è il nome con il quale viene chiamato Mangiafuoco nella versione americana del classico Disney Pinocchio. Mi divertiva l’idea che il suo nome fosse stato tradotto, non a caso, come un famoso vulcano Siciliano.
I tuoi soggetti sono graficamente molto curati e nei tuoi disegni c’è sempre una convivenza molto “stretta” tra scritte ed elementi figurativi che diventano composizioni a volte dallo stile fumettistico, altre volte dal sapore rétro. Da dove nasce questa scelta?
Le grafiche sono parecchio iconografiche e possono risultare piuttosto criptiche e poco comprensibili. Per questo ho deciso di utilizzare molto lettering a supporto dei disegni. Alcune sono frasi o citazioni riprese dalle opere in questione, altre volte sono semplici scritte funzionali a rendere più comprensibile il tutto. Per quanto riguarda lo stile, ho cercato di fondere diversi elementi, dalla pop art, al fumetto, ai graffiti cercando di rimanere sempre più o meno coerente con i paradigmi della grafica digitale/vettoriale, che poi di fatto, è quella che utilizzo di più.
Lo scorso anno hai partecipato al Miteeca Festival e qualche giorno fa anche al Vintage Market & CO. Che importanza hanno per te e, più in generale, per iniziative giovani e artigianali come la tua queste occasioni di vendita?
Questo tipo di eventi sono fondamentali per la promozione e la diffusione di un marchio come Ohmyboot Clothing. La possibilità di poter raccontare di persona ciò che quella o quell’altra t-shirt rappresenta è il valore aggiunto che di solito viene meno quando si è di fronte allo scaffale di un negozio. Mi piace spiegare cosa c’è dietro e “dentro” ogni singola maglietta – in ogni maglietta c’è stampata una piccola descrizione – e mi piace oltremodo vedere che tutto questo viene apprezzato. Il Miteeca Festival mi ha dato l’opportunità di far conoscere i miei prodotti all’interno di un contesto di “settore”. Ben vengano insomma iniziative come queste.
Con i tantissimi dettagli grafici e i colori che usi, quanto è importante e complicato il processo di stampa?
Questo è forse l’aspetto più importante di tutto il processo produttivo che c’è dietro le t-shirt Ohmyboot. Volevo che tutto fosse fatto in Italia ma soprattutto volevo che venisse fuori anche l’artigianalità e la qualità di stampa. Tutte le t-shirt sono stampate in serigrafia – secondo me rimane una delle tecniche di stampa più affascinanti – e l’unica paura era quella di non riuscire a ottenere il risultato sperato a causa dei numerosi dettagli e dell’elevato numero di colori che compongono le grafiche. Avevo bisogno di trovare qualcuno che avesse l’esperienza e la pazienza tale da consentirmi di seguire da vicino la produzione, in questo sono un po’ fissato. Fortunatamente l’incontro con Creative Lab Serigrafia è stato provvidenziale. Matteo si è dimostrato da subito disponibile e interessato alla buona riuscita del progetto. Da qui in poi, oltre alla soddisfazione per l’ottimo risultato ottenuto, è anche nata una bella collaborazione. Di solito, ci divertiamo ad organizzare dei Liveprinting estemporanei che riscuotono anche un discreto successo.
Da dove nasce la passione per la t-shirt e, per la curiosità di chi vorrebbe fare il tuo stesso percorso, quanto è impegnativo trasformarla in un vero e proprio marchio?
Credo molto nella t-shirt come strumento comunicativo. L’idea di poter esprimersi attraverso qualcosa che si indossa mi ha sempre affascinato. Spesso compro t-shirt realizzate da illustratori grafici e artisti che mi piacciono e provo sempre una certa soddisfazione nell’indossarle. Ohmyboot ricalca un po’ questa logica. Indosso qualcosa del quale vado orgoglioso, qualcosa di nostrano, un personaggio a cui sono particolarmente legato, un’opera che magari ho studiato a scuola quando ero piccolo. Lo stile con il quale sono rappresentati è però quello cartoonesco/fumettoso delle mie illustrazioni.
Con Ohmyboot ho cercato di applicare la mia passione per l’illustrazione, la grafica e la street-art ad un marchio che avesse in primis un concept solido alla base – che poi trova riscontro nel prodotto finale – sia dal punto di vista stilistico che qualitativo. È stato senza dubbio un percorso molto interessante poiché ho potuto seguire tutte le fasi di sviluppo in prima persona. Molto importante è stata anche la collaborazione delle persone che hanno preso a cuore il progetto e mi hanno supportato nella sua realizzazione.
E per finire la solita domanda difficile. Qual è la tua maglietta nel cassetto?
La mia maglietta nel cassetto è quella che inizierò a disegnare domani. Ci metto sempre un po’ a decidere quale sarà il prossimo soggetto e quando inizio è sempre una soddisfazione. Anzi, mi conviene mettermi a lavoro!
Grazie per la disponibilità e in bocca al lupo per le prossime collezioni.
Grazie a te per lo spazio che mi hai dedicato. A presto!
Link utili:
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