Fashion Revolution Day: il cambiamento è un nuovo modo di vestire
by Claudio Spuri • 3 Giugno 2015 • Ecosostenibilità, Moda, Società e costume, Solidarietà e sensibilizzazione • 1 Comment
Cambiare è sempre possibile, ma per cambiare bisogna conoscere, farsi domande e magari trovare risposte adeguate. Quindi alla domanda Who made my clothes? basta fare come Fashion Revolution e cominciare a dare un volto agli abiti che indossiamo. Magliette incluse!
In alto: Lavoratori da OPORAJEO in Savar, Bangladesh (Fonte: Fashion Revolution)
Non è servita un’altra strage per cambiare regole e abitudini; non sono bastati 1133 morti e tanti altri feriti, il 24 aprile 2013 all’interno del Rana Plaza a Dacca in Bangladesh per creare una reale consapevolezza della questione etica all’interno del nostro sistema di produzione, di vendita e di acquisto nelle settore della moda e dell’abbigliamento (per chi non conoscesse bene questo argomento, il documentario Made in Bangladesh, prodotto dal canale Cbc News, ne illustra alcuni dettagli).
In alto: (Fonte: Fashion Revolution, qui e qui)
In alto: (Fonte: Fashion Revolution, qui e qui)
D’altronde un sistema che si basa sul profitto esclusivo di una o due di queste tre realtà sarà sempre un sistema precario e ingiusto, in cui l’appagamento di una parte corrisponderà per forza all’insoddisfazione dell’altra.
Il ciclo di produzione e di commercializzazione di un abito è un sistema fatto da persone per altre persone e per questo motivo produrre, vendere e acquistare dovrebbero essere considerate attività collegate tra loro non solo dal punto di vista pratico ma anche e soprattutto etico, per un benessere sociale e ambientale condivisi.
Per fortuna, come accade ad esempio nel settore delle magliette, già da tempo c’è una maggiore attenzione alle produzioni artigianali, alla lavorazione di cotoni e tessuti ecologici o all’uso di colori e inchiostri ecosostenibili, ma questo evidentemente non è ancora sufficiente.
In alto: (Fonte: Fashion Revolution)
In alto: (Fonte: Fashion Revolution, qui e qui)
Il crollo del Rana Plaza e tutto ciò che ha rappresentato e che, purtroppo, tuttora rappresenta per la nostra società è ricordato dal Fashion Revolution Day e da Who made my clothes? una campagna internazionale di sensibilizzazione sul tema dello sfruttamento umano nell’industria della moda, promossa dall’organizzazione Fashion Revolution e dalle due fondatrici Carry Somers e Orsola de Castro.
La campagna ha avuto il suo culmine “naturale” il 24 aprile scorso, lo stesso giorno della strage di due anni fa, ma è ancora in corso grazie ad attività continue rivolte ai consumatori, alle ditte produttrici e alle istituzioni.
In alto: (Fonte: Fashion Revolution)
In alto: Vetrine del negozio Here Today, Here Tomorrow a Londra (Fonte: Fashion Revolution)
Attraverso questa domanda e la condivisione di fotografie e testimonianze, la campagna ha voluto creare un ponte tra tutte le diverse realtà della filiera: coltivatori, fabbriche, lavoratori e lavoratrici, marchi e distributori, e infine le persone comuni.
Tra le iniziative promosse vi segnalo: la richiesta di indossare, il 24 aprile, un proprio indumento al contrario, in modo tale da rendere visibile la sua etichetta con la marca e il luogo di produzione, di scaricare e stampare i loghi della campagna e poi di scattarsi una foto da pubblicare e condividere direttamente sui social (video); l’anteprima italiana il 23 maggio a Milano del documentario The True Cost diretto da Andrew Morgan (qui il trailer ufficiale); e infine l’azione non convenzionale The 2 Euro T-Shirt – A Social Experiment in cui alla possibilità di comprare delle magliette da un distributore automatico al prezzo esiguo di due euro, per l’acquirente faceva seguito un’inaspettata sorpresa. Il video ha avuto un notevole successo e oggi ad un mese dalla sua pubblicazione sul canale ufficiale youtube le visualizzazioni sono state quasi sei milioni.
Tutto questo, accompagnato dagli hashtag ufficiali #WhoMadeMyClothes #FashRev e dall’invito “Be curious, find out, do something!”, ha permesso una diffusione internazionale di questo messaggio e una sensibilizzazione nei confronti di questa tematica, sempre più forte e consapevole.
In Italia la campagna è stata promossa da Fashion Revolution Italia e coordinata da Martina Spadafora.
Per approfondire:
Fashion Revolution, Fashion Revolution Italia, siti ufficiali
Fashion Revolution, Fashion Revolution Italia, pagine Facebook
Fashion Revolution, Fashion Revolution IT, account Twitter
Fashion Revolution, account Instagram
Fashion Revolution, su altromercato.it
Rana Plaza: cos’è successo a due anni dalla strage? Lo racconta Livia Firth, di Livia Firth su marieclaire.it
Beyond Retro Label: The Story, di Hannah Wilkinson su beyondretro.com
Chi cuce la tua maglietta?, di Monica Pelliccia & Carla Fajardo su thepostinternazionale.it
Five ways to build an ethical wardrobe, di Lucy Siegle su theguardian.com
Fashion Brands Must Treat Garment Workers as Employees, di Edward Hertzman su businessoffashion.com
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